sabato 19 febbraio 2011

(piccola parentesi ad alto tasso glicemico)

"La sera di quel giorno, di martedì, una persona mi ha detto: -Quando sei uscito da quelle quinte e sei andato verso il microfono mi sembravi un bambino piccolo piccolo vestito di blu. E io pensavo- diceva quella persona -adesso è là ed è solo, non ci sono più io, è solo davanti a tutta quella gente… e se non lo capiranno?- Ed io adesso rispondo a questa persona: io non sono mai stato solo, perché avevo un filo che mi legava continuamente a te, e non me ne fregava niente se non mi capiva nemmeno una persona, mi bastava che mi capissi tu, come hai fatto per trent’anni. Grazie amore mio”.

Non sono quella che si potrebbe esattamente definire una ragazza sentimentale. Non sono sensibile al fascino delle romanticherie, nè cinematografiche, nè musicali nè esistenziali. Sono una di quelle che odiano le rose rosse, gli anelli di fidanzamento e i balli lenti, per intenderci.
Ma stasera nella mediocrissima televisione italiana (non che quella francofona sia migliore, per carità) è passato questo signore (che adoro da quando ero bambina) che mi ha fatto commuovere. Perchè è bastato affacciarsi appena nei suoi occhi umidi per vedere come certi fili vecchi di trent'anni ci possano tenere ancora stretti stretti, vicini come a quel concerto sulla spiaggia di tanto tempo fa... perchè c'è solo da sperare che quei cinquanta secondi colmi di tenerezza ci saranno anche per me e per Arturo, tra 20 anni, in un giorno qualunque, in un momento qualunque.
(e poi non so a voi ma a me la sua canzone è piaciuta tanto).

Nessun commento:

Posta un commento