mercoledì 16 febbraio 2011

Sulla sfiga e altri demoni

Ho accuratamente evitato di scrivere in questo spazio per ben 9 giorni perchè volevo risparmiare a chi mi leggesse la visione di un post patetico e lamentoso, ma arrivati a 'sto punto...tiè, beccatevelo lo stesso!!!
Tutto comincia la scorsa settimana, in un bel giorno di prematura primavera sulle rive del Grand Fleuve. Andavo trotterellando (sia per quel misto di felicità e leggerezza che ti prende nelle belle giornate soleggiate, sia perchè ero in netto ritardo) verso la mia mattinata di lavoro. Appena varcata la soglia del negozio ho visto la mia responsabile Je sbucare con la testolina dal magazzino e dirmi "Grieta, puoi venire un attimo qui?". Le scuse confuse per il mio quarto d'ora di ritardo vengono stoppate sul nascere da poche parole: "Abbiamo un problema". Il problema è che la sede centrale ridurrà il personale nel nostro negozio. Le possibilità sono due: provare a passare su un contratto a 35 ore (per cercare di restare ancorata al bancone come una patella allo scoglio) o accettare il mitologico "trasferimento ad altra sede". Fuori città. Ora. Io ho un contratto a 24 ore e ancora un anno e mezzo di specializzazione sul groppone. Nessuna delle due soluzioni è accettabile. Lo sappiamo entrambe. Come sappiamo entrambe che a rifiutare un trasferimento per tre volte si vince un licenziamento. Je mi ha detto solo che cercherà di mantenermi sul posto più tempo possibile, ma nel frattempo mi ha consigliato di iniziare a guardarmi intorno. Ottimo. Ma questa ventata di ottimismo e positività non si arresta qui. Perchè lunedì sono arrivati anche i risultati degli ultimi esami di gennaio. E a riguardo dirò solo una cosa, citando la mia compagna Lara: "Quel désastre!!". Una Caporetto su tutti i fronti, condita dall'umiliazione di venire collettivamente rimproverati come scolaretti da quelle becere streghe (leggi: le professoresse specializzatrici), che ci hanno fatto capire chiaramente che per la maggior parte di noi, a specializzazione finita, non ci sarà alcuna possibilità di restare nel dipartimento. E la mazzata finale è arrivata ieri dal mio responsabile di specializzazione, Monsieur Pra, che, nel tentativo non particolarmente riuscito di rincuorarmi mi ha detto: "Cara Grieta, lei mi piace molto, quindi glielo devo dire: finisca l'anno e si trasferisca a Parigi. Qui non ha davvero senso rimanere, almeno non per il nostro ramo.". Ecco.
Non mi sembra il caso di stare qui a parlarvi del mio stato di frustrazione e confusione. Vi dirò solo che ieri pomeriggio giravo per il negozio con una tasca ricolma di cioccolatini di ogni tipo, strafogandomi senza ritegno, incurante di clienti e colleghi (però ho offerto cioccolatini a tutti, neh).

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